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Cosa ci dicono le stelle

Ogni anno la prestigiosa e rinomata rivista Science stila una lista di quelli che sono stati gli eventi più importanti in ambito scientifico, nominando un vincitore con un sondaggio.

Nel 2020 l’evento più importante è stata la creazione dei vaccini anti-Covid, che ben tutti conosciamo.

Nel 2021, il risultato incredibile di poter predire la struttura delle proteine solamente a partire dai propri elementi di base, la sequenza di aminoacidi, attraverso una intelligenza artificiale appositamente sviluppata da Google, AlphaFold, cosa che ha permesso di processare centinaia di proteine svolgendo in poco tempo un lavoro che, con tecniche tradizionali, avrebbe richiesto anni.

Nel 2022 appena terminato il riconoscimento va al risultato di 20 anni di lavoro, 10 miliardi di dollari di spesa, 1,5 milioni di chilometri percorsi per renderlo operativo.

Sto parlando di JWST, il telescopio spaziale James Webb.

Un progetto che nasce dall'esigenza di continuare ad esplorare l’Universo nell'unico modo che al momento possiamo fare, ovvero osservandolo.

Galileo Galilei fu il primo uomo a puntare un oggetto costruito appositamente per svelare i misteri del cielo e lo fece nel XVII secolo, scoprendo le lune di Giove, le fasi di Venere e le macchie solari.

La tecnologia si è evoluta, successive scoperte nella fisica hanno permesso di costruire nuove tipologie di strumenti, ad esempio i radiotelescopi, e di rendere sempre più grandi e sensibili i telescopi ottici.

Più avanti, siamo stati in grado di lanciarli nello spazio, superando un altro problema, ovvero la nostra stessa atmosfera che non è amichevole rispetto all'osservazione del cielo, distorcendo e rendendo problematico ottenere immagini nitide.

Abbiamo iniziato a farlo nel 1990 con Hubble, che ha rappresentato il primo passo in questo senso e ha fornito le prove dell'esistenza di buchi neri, ha confermato che l'universo si sta espandendo e ha aiutato gli scienziati a determinare la sua età.

Ma con JWST abbiamo fatto molto di più: aggiunto la possibilità di vedere non solo nello spettro della luce visibile ma anche usando altre lunghezze d’onda (ad esempio potenziando l'infrarosso), che portano ulteriori informazioni e danno la possibilità di catturare dettagli che altrimenti rimarrebbero nascosti,

Grazie all'osservazione nello spettro dell'infrarosso, possiamo anche osservare più lontano e, di conseguenza, più indietro nel tempo, andando a scoprire che caratteristiche avesse l'Universo miliardi di anni fa.

Lo abbiamo inoltre reso più efficiente, più resistente al freddo e più sensibile: il risultato, vedendo la differenza tra Hubble (prima foto) e JWST (seconda foto), dà l'idea più di mille parole.
Ma c'è una immagine che mi ha particolarmente colpito ed è stata tra l'altro una delle prime ricevute, il 12 luglio 2022 ed è davvero stupefacente, non solo per la qualità e il livello di dettaglio ma anche per il senso di vastità che riesce a fornire.
C’è un effetto che spesso provano gli astronauti che ammirano la Terra dallo spazio che si chiama “Overview effect”, una specie di epifania che si ha nel vedere il nostro pianeta dall'esterno, osservandone la bellezza e avendo una percezione sicuramente diversa del nostro posto nell'ordine delle cose.

Vedere centinaia di galassie, ognuna contenente milioni di stelle, con questa chiarezza è qualcosa che dà un senso quasi di vertigine e amplifica questo effetto a dismisura.

E questa è solo una piccola porzione di cielo osservata.

Sembra davvero quasi impossibile pensare che non ci siano altre forme di vita e civiltà, da qualche parte, là fuori, malgrado alcune stime molto pessimiste dell’equazione di Drake (una formula matematica che cerca di calcolare la probabilità di trovare forme di civiltà extraterrestri) e il Paradosso di Fermi, in cui il noto fisico si chiedeva come mai non ci fossero prove o contatti se assumiamo che altre civiltà con cui comunicare siano così numerose.

Non è un discorso semplice, ci sarebbero molti spunti di riflessione e molte ipotesi.

Ma se torniamo nel campo di quello che sappiamo, le stelle non solo ci dicono tanto ma ci aiutano anche a vedere meglio.

Infatti un altro fatto rende straordinaria quella foto: la distorsione al centro è data da un effetto fornito dalla gravità stessa di un "cluster" di galassie particolarmente denso che ci permette di guardare ancora più distante, sfruttando un fenomeno, quello della lente gravitazionale, che Einstein aveva predetto un secolo fa.

Non posso che riflettere su quanto abbiamo ottenuto in così poco tempo nella comprensione di qualcosa che i nostri sensi e la nostra mente fanno fatica anche solo a immaginare.

L'era Galileiana sembra molto remota ma in poco più di quattro secoli si è passati da uno strumento costituito di un paio di specchi al JWST.

Se poi pensiamo anche solo a un secolo fa, la velocità dei progressi che abbiamo fatto è ancora più stupefacente e sta ancora accelerando.

Mi piace pensare che l'aver raggiunto questi risultati possa essere un auspicio per questo anno appena iniziato, che si possa utilizzare l'inventiva e le conoscenze per trovare soluzioni ai pressanti problemi ambientali ed energetici che tutti conosciamo, con due aspetti da considerare.

Il primo è che siamo solo gli abitanti di un piccolo pianeta blu, situato in una delle tante galassie che, incuranti di quello che facciamo, continueranno il loro corso nell'arco di miliardi di anni.

Il secondo è che, malgrado ciò, come cantava Alan Sorrenti qualche anno fa, siamo davvero tutti figli delle stelle.

Grazie JWST per avercelo ricordato così bene.
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