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Il cambiamento della Magia

Nel 1975 un giovane regista aveva una visione, ma non c’erano i mezzi per realizzarla.

Così fondò una società, appositamente creata per inventarli che, già nel nome (Industrial Light & Magic), racchiude l’essenza di quello che sarebbe diventata.

Il resto, come si dice, è storia.

Ho guardato con grandissimo interesse il documentario presente su Disney+ che racconta proprio l'epopea della ILM, dagli esordi fino ai giorni nostri, non solo con gli occhi dell’appassionato di cinema che con i film di Lucas & company ci è cresciuto, ma anche come amante dell’innovazione, in tutte le sue forme.
Assistere a come sia stata realizzata la celeberrima apertura del primo Star Wars, con la carrellata sul gigantesco Star Destroyer che incombe sulla piccola corvette Corelliana, frutto di una tecnica di ripresa inventata da John Dykstra, vedere i meravigliosi fondali di Ralph McQuarrie della Città delle Nuvole, seguire la lentissima creazione dei movimenti di AT-AT per la battaglia su Hoth fa davvero comprendere come l’avere a disposizione un team affiatato di talenti purissimi renda possibile anche l’impossibile.

Ma una nuova frontiera si stava velocemente avvicinando, alimentata da un’altra visione dello stesso Lucas: il passaggio al digitale.

Nel 1982, la “sequenza Genesis”, presente nel secondo film dell'altro grande iconico franchise di fantascienza, Star Trek, è il primo esempio di scena totalmente generata al computer.
La strada è segnata...

Infatti, seguono:

  • 1985: Il primo personaggio interamente generato al computer nel film "Young Sherlock Holmes
  • 1988: la prima sequenza di morphing in “Willow
  • 1989: il primo esempio di composizione digitale nel finale di “Indiana Jones and the Raiders of the Lost Ark
  • 1989: la creazione dello pseudopodo fatto di acqua che mostra emozioni di “The Abyss
  • 1991: il T-1000 fatto di acciaio liquido di “Terminator 2 - Judgment Day

Ognuno di questi passaggi rappresenta l’aver affrontato e superato sfide artistiche e tecnologiche sempre più difficili, ogni volta stabilendo un nuovo punto di riferimento e aprendo nuove prospettive.

Arriva poi un momento in cui il “nuovo” diventa lo standard de facto, in cui i cavalli lasciano il posto alle automobili.

E questo è successo nel 1993, con "Jurassic Park", in cui si è capito davvero che un nuovo modo di realizzare i film non solo era possibile ma era più veloce e conveniente rispetto ai mezzi tradizionali.

Lucas era riuscito a rendere reale anche questa visione ma c’è voluto il coraggio del suo grande amico Spielberg per abbracciarla completamente e cambiare per sempre tutta l'industria.

Immagina di dover girare un film come Jurassic Park, in cui i dinosauri sono l'elemento fondamentale e decidere se andare sul sicuro con i vecchi mezzi, ma con risultati "datati", o puntare su qualcosa che non è mai stato fatto prima, con tutte le incognite e la pressione di una produzione milionaria.

Il talento di una nuova generazione di artisti che sono diventati anche informatici ha creduto nelle potenzialità dei nuovi mezzi, ha dimostrato che era possibile e, facendo questo, ha anche innescato un processo distruttivo, che ha visto abilità della "vecchia guardia", frutto dell’esperienza artigianale di una vita, perdere di valore praticamente nel giro di qualche mese, creando nel contempo una nuova industria.

Il cambiamento della magia, che ha segnato l'ascesa di nuovi maghi e stregoni, quelli del digitale.

Ma questo era inevitabile, come spesso avviene in un processo di forte cambiamento.

Fast forward ai giorni nostri con la serie “The Mandalorian”, sempre nell'universo di Star Wars, con l’ultima grande evoluzione, ovvero il “Volume”, un set virtuale che dà la possibilità di girare direttamente con effetti e set digitali in tempo reale, dando quindi molta più libertà creativa ad attori e registi.

E, come fosse la chiusura di un ciclo, ora c'è chi può rifare, digitalmente, in un giorno, la celeberrima sequenza dell’attacco alla Morte Nera.
Ma cosa ci riserverà il futuro?

Probabilmente le esperienze diventeranno sempre più immersive, ci sarà un coinvolgimento sensoriale più intenso e, tra vent'anni, anche gli effetti che ora sembrano così avanzati ci sembreranno datati.

Ma di una cosa sono certo: le storie, i personaggi, le emozioni che ci suscitano rimangono i pilastri della magia del medium cinematografico e seriale, perché la tecnologia dovrebbe rimanere un mezzo e non un fine.
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